Coco Sean performer a Roma. Con nonno Donovan, icona della storia ribelle della musica

By Clara Tosi Pamphili – 16 novembre 2019

HA SOLO 25 ANNI MA È NIPOTE DEL CELEBERRIMO MUSICISTA DONOVAN. A ROMA PERÒ LA PROTAGONISTA È STATA LEI, CON UNA PERFORMANCE DA CONTEMPORARY CLUSTER

Incontriamo Donovan e sua nipote Coco Sean da Contemporary Cluster a Roma. Qui però la protagonista è lei, 25 anni, figlia e nipote d’arte, che si presenta nella Capitale con Exposure Performance, una performance sullo sfondo delle immagini di Katastrofffe, a cura di Angelo Cricchi. È stata anche l’occasione straordinaria per incontrare un mito in veste di nonno, un poeta che ha sempre cantato evocando mondi fiabeschi e psichedelici. Donovan è stato uno dei protagonisti della Rivoluzione culturale dei magnifici Sessanta: in quegli anni la stampa lo stimava quanto Bob Dylan, tanto da inventare una diatriba fra i due che tuttavia generò due fazioni opposte fra i giovani. Il musicista lavora inoltre da più di trent’anni con David Lynchalla diffusione della meditazione trascendentale, che ha imparato nel 1968 in India assieme a John Lennon e George Harrison. Le sue ballate sono la colonna sonora della generazione che sembrava voler distruggere tutto e invece costruiva un futuro ecologista, di connessione libera, di pacifismo.

DONOVAN COME GRETA

Mentre Donovan cantava Sunshine Superman nasceva infatti un nuovo movimento ambientalista così forte da provocare sconvolgimenti politici ed economici. Come oggi Greta Thunberg grida alle Nazioni Unite, così alla metà degli anni ‘60 la scienziata Rachel Carsonpubblicava Primavera Silenziosa, un allarme sui pericoli dell’avvelenamento ambientale, una chiamata alle armi pacifica che diede il via ad una nuova coscienza ecologica, un movimento che poneva il problema ambientale alla pari del disastro della Guerra in Vietnam. Così milioni di giovani si ritrovarono improvvisamente ad avere una direzione. Peace. No war. Ecologia. No all’inquinamento. Salva il pianeta. C’è un momento di ricongiunzione fra i giovani di allora e quelli di oggi, una storia che ha saltato una generazione e che ora torna fra nonni e nipoti. Così sembra ancora più straordinaria l’opportunità di assistere all’evento che lega Donovan a sua nipote Coco Sean: una giovane artista che si forma a Firenze, forte di un DNA dove la musica (suo padre è Shaun Ryder degli Happy Mondays), la poesia e la tradizione gaelica si evolvono sotto gli influssi del disagio giovanile contemporaneo e generano una nuova espressione.

CHI È COCO SIAN

Nata nel 1994 nel Regno Unito, è cresciuta in Irlanda: a Dublino nel 2017 presenta la sua prima mostra presso la galleria Origin. Donovan la accompagna anche lì, ma non è solo. C’è infatti anche la nonna, una figura femminile cui deve molto anche lui, sua moglie Linda Lawrencesposata dopo che era stata con Brian Jones, altra icona della storia della Musica e dello stile.  Linda è la musa gaelica, la creatura generatrice capace di fermare il tempo con una forza che tiene unita questa “famiglia”, come nelle comunità fabiane della fine dell’ottocento. L’idea è sempre quella di un graduale avvicinamento ad una società più giusta, attraverso l’educazione al bello alla riscoperta del rapporto con la natura, alla meditazione e alla creazione, intesa come trasformazione.  Per Coco Sean Firenze diventa il luogo perfetto per il proprio completamento: non la ispirano le innumerevoli opere d’arte ma l’immagine del Rinascimento che incarna la città. Parla di Piazza Strozzi e della gente che la attraversa: è il luogo in cui la visione cambia così come è mutata negli anni sessanta.

LA PERFORMANCE

La performance racconta di un auto-attraversamento, rappresentato nelle immagini dell’amica e complice di tutte le sue opere, l’artista Milena Krawetz di Katastrofffe. Milena è l’ennesimo tassello di una famiglia artistica allargata. Proviene da altre culture profonde – metà turca e metà polacca- e traduce in video e foto, rigorosamente bianco e nero, il lavoro di Coco. Sue le tre grandi foto che Coco attraversa, rompendo quella centrale, per poi mettere in atto un rito di ricostruzione di se e dell’immagine con pezzi di nastro adesivo. Un atto esplicito che diventa subito un rito: un capitolo di una fairy tale fantastica come quelle di Lewis Carrolldove gli incubi rivelano altre naturali certezze. Così, grazie ai suoi movimenti psichedelici, a Linda e Donovan e ai loro amici che guardano, il tempo si licenzia e a noi, in questa piovosa serata romana, sembra di stare a Woodstock.