Project Description
Pianura d’Acqua
“Pianura d’Acqua” è un progetto ideato e realizzato a quattro mani dal fotografo Angelo Cricchi e dallo scrittore Wu Ming1. Il lavoro fotografico e narrativo, che racconta i mutamenti del paesaggio che circonda il delta del PO’, nasce per essere pubblicato sul semestrale IRAE che approfondisce storie legate alla sostenibilità attraverso l’arte. Circondata da un mar Mediterraneo sempre più caldo, l’Italia è ormai costantemente esposta a fenomeni climatici estremi le cui catastrofiche conseguenze colpiscono soprattutto le zone ad alto rischio idrogeologico. Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il 94 per cento dei nostri comuni è minacciato da inondazioni, smottamenti e dall’erosione costiera: con i suoi oltre duecentomila ettari di terreno cementificati, l’Emilia Romagna è la terza regione per consumo del suolo e la prima per edificazioni su aree alluvionali. Siccità e inondazioni sono le due dirette conseguenze dell’aumento delle temperature che, da un lato inaridisce il suolo rendendolo incapace di assorbire l’acqua, e dall’altro alimenta gli incendi estivi che spogliano le colline dagli alberi, naturale barriera contro le frane. E’ in questo scenario che richiama l’imminente disastro climatico, che nasce il lavoro fotografico e narrativo portato avanti dal fotografo Angelo Cricchi e dallo scrittore Wu Ming 1, entrambi spinti dall’urgenza di fermare all’interno di immagini le caratteristiche di un territorio in costante e non lenta evoluzione. L’area è quella tra Ferrara e il Delta del Po, che come ci ricorda Wu Ming, è una zona che già si trova 4,5 metri sotto il livello del mare e subisce da anni un ulteriore inabissamento, basti pensare che in alcuni punti, dagli anni ’30 al 2008, il terreno è sceso di cinque metri. L’uomo interviene da anni su questo territorio, dalle bonifiche, allo sfruttamento del sottosuolo, lascia costantemente i suoi segni sin dall’antichità. Nelle immagini di Angelo Cricchi però, le Pianure d’Acqua sembrano un luogo fermo; quasi quelle antiche case contadine, quelle palafitte e quegli impianti industriali fossero sempre stati lì e non dovessero mai arrendersi alla falce del tempo. Un viaggio che si insinua nell’interiorità dei ricordi, grazie alla sua capacità di catturare attraverso la luce, atmosfere romantiche, paesaggi e frammenti di tempo uniti da un’unica grande presenza: quella del fiume.. Stavolta non sono i ritratti degli abitanti dei fiumi ad essere protagonisti degli scatti, ma gli “iconemi”, quelli che Wu Ming, citando il geografo Enrico Turri, cerca nella sua terra in continuo mutamento: segni caratteristici, identificativi, immagini che esprimono l’essenza di un territorio. Case abbandonate, cascine in rovina, strade di campagna, campi spogli, distese d’acqua. Le immagini di Angelo Cricchi restituiscono una pianura non vissuta, in cui l’elemento umano non a caso è assente. Si avverte lo spettro di un futuro in cui l’acqua ritornerà ad occupare i suoi spazi, per cui non basterà più modificare il territorio con impianti idraulici o arginare con interventi di prevenzione luoghi ormai pregiudicati dall’intervento umano.