Project Description
Life is a Circus
Capaci o incapaci, inetti e geni, idioti e talentuosi, un apocalisse di artisti, musicisti, compositori, designer, architetti, scultori, DJ, graphic designer, registi, artisti visuali, coreografi, ballerini, stilisti scrittori, illustratori e sceneggiatori… escono da cantine, case borghesi, scuole di perfezionamento, lussuose magioni, catapecchie ed orfanotrofi e si riversano per le città del vecchio e nuovo benessere. Alimentandosi lussuosamente, o vivendo al ciglio della sopravvivenza, sfacciatamente godendo o tormentandosi astiosamente,, copulando senza distinzioni di gruppo genere e numero, inalando iniettandosi ed ingurgitando la qualunque, meditando, pregando verso il cielo o verso la terra astenendosi dal tutto o rincorrendo il resto. Corrodendosi l’Io, l’es, il sé in “trance” senza fine, estasi tantriche o autoflagellazioni bibliche. Ma perché ce lo lasciano fare mentre agli “altri” tocca la fila sul GRA? Perché se non ci lasciassero liberi di autoannularci , se reprimessero, se tentassero di arginare la nostra buona o cattiva creatività, questa, compressa, esploderebbe. Spaccheremmo tutto, bruceremmo gli idoli e daremmo fuoco alle strade ed alle genti. Viziati e viziosi egoisti e autoreferenziati, esploderemmo come tanti Jan Palach a primavera. In società meno permissive hanno provato altre soluzioni più spicce : i Gulag, i campi di concentramento o la geniale idea di Pol Pot di mandare in risaia tutti i cambogiani che facevano uso di occhiali, segno distintivo di un potenziale nemico che legge… e che dunque pericolosamente “pensa”. Da noi hanno creato il Circo. LIFE IS A CIRCUS nasce così. Dalla consapevolezza che io (voi) e le persone intorno a me fanno parte di un carrozzone autoalimentato. Quindi senza mezzi termini scegliete che personaggio interpretare e si va in scena…
Capable or incapable, geniuses and incompetents, idiots and talented, an apocalypse of artists, musicians, composers, designers, architects, sculptors, DJs, graphic designers, film directors, visual artists, choreographers, dancers, fashion designers, writers, illustrators and screenplay writers…, emerge from basements, bourgeois houses, postgraduate courses, luxurious mansions, shacks and orphanages and spread around the old and new wealthy cities. Lavishly nourishing themselves or living on the edge of survival, blatantly enjoying or bitterly tormenting themselves, copulating without any distinction of class, genre and number, inhaling, injecting and gulping down anything, meditating, praying towards the sky or towards the earth, abstaining from everything or chasing the rest. Corroding the Id, the es, the self in “trance” without an end, tantric ecstasies or biblical self-punishments. But why do they let us do it while the others have to queue on the GRA? Because if they didn’t allow us the freedom of self-annulment, if they tried to repress us, if they attempted to control our good or bad creativity, the latter, condensed, would explode. We would break everything, burn the idols and set fire to the roads and the people. Spoilt and debauched, egoistic and self-referential, we would explode like many Jan Palachs in spring. In less permissive societies they have tried other quicker solutions: the Gulags, the concentration camps or the genius idea of Pol Pot: sending all Cambodians who used glasses, a clear trait of a potential enemy who reads and therefore dangerously “thinks”, to the paddy field. Over here they have created the Circus. Life is a Circus was born like this. From the consciousness that I (you) and the people around me, are part of a self-powered wagon. So, flat-out, pick which character to interpret and let’s get on stage…